SCM SIM amplia l’offerta per la clientela con un accordo con Sara Vita, Compagnia di assicurazioni del Gruppo Sara specializzata nell’area del risparmio, dell’investimento, della previdenza e della tutela, una partnership per avviare un percorso di sviluppo di nuovi prodotti a servizio della rete dei propri consulenti. Il primo prodotto frutto della partnership è “SaraSceltaPiù”, una soluzione flessibile e dinamica che consente di scegliere liberamente il miglior mix di investimento tra la Gestione Separata per tutelare maggiormente il proprio capitale da perdite, o puntare sul Fondo Interno, così da dare più sprint al proprio capitale investito. L’intesa pone la basi per un 2023 all’insegna della ripresa.

Pochi giorni fa l’Assemblea dei Soci di Solutions Capital Management SIM ha approvato il Bilancio di esercizio al 31 Dicembre 2022: commissioni attive pari a Euro 6,2 milioni (Euro 6,3 mln al 31.12.2021),  margine di intermediazione pari a Euro 3,6 milioni (Euro 3,9 mln al 31.12.2021); risultato d’esercizio pari a Euro -0,80 milioni (Euro -0,27 mln al 31.12.2021); asset under control pari a Euro 848 milioni (Euro 959 mln al 31.12.2021); patrimonio netto pari a Euro 2,2 milioni (Euro 3,0 milioni al 31.12.2021). “Questi primi mesi del 2023 hanno segnato un cambio di passo – commenta Antonello Sanna, amministratore delegato di SCM SIM -, puntiamo ad ampliare l’offerta per la clientela e a semplificarne la vita grazie alla digitalizzazione”.

Che anno è stato il 2022 per SCM Sim?

Abbiamo approvato i risultati del terzo anno difficile, non solo per i mercati finanziari, ma anche per lo sviluppo commerciale. Abbiamo attraversato momenti di disagio e fasi di grande incertezza. Tutto questo si è riflesso in modo importante sui mercati, in particolare sugli obbligazionari, asset privilegiato da investitori con profilo di rischio moderato. Chi investe in azioni, infatti, ha una maggiore familiarità con il tema del rischio.

Le obbligazioni hanno attraversato una fase che non si presentava da un secolo. Inoltre, non dimentichiamo quanto accaduto sul fronte energia, sopravvalutato dal punto di vista mediatico, con effetti importanti sulla psicologia dell’investitore.

Abbiamo capito da subito che sarebbe stato un anno difficile dal punto di vista dei ricavi, nell’ultimo triennio la crescita è stata modesta rispetto al nostro potenziale, quindi abbiamo immediatamente approvato un aumento di capitale, chiuso recentemente al 75%. Abbiamo comunicato molto con i clienti, affinché avessero chiaro che i temi di discussione erano legati alla contingenza e non a questioni strutturali. È stato uno tra gli anni peggiori attraversati, ma abbiamo resistito e posto le basi per un 2023 molto interessante.

Quali le premesse per la ripresa nel 2023?

La priorità sarà allargare la gamma prodotti. È quello che abbiamo fatto con l’accordo siglato con Sara Vita, con il multiramo che è un prodotto che ci mancava. Abbiamo inziato a collaborare con Renell Bank, una banca tedesca, per costruire dei fondi che saranno nostri come gestione, destinati alla comunità italiana in Germania.

Stiamo avviando un piano di partnership con una rete assicurativa di dimensioni interessanti, a cui forninremo un pacchetto di servizi legato alla formazione e al reclutamento.

Gli intermediari assicurativi più piccoli si stanno strutturando secondo questo modello basato sulle partnership, proprio per ampliare la loro offerta e non rimanere indietro, aprendosi anche al finanziario.

Il tema più rilevante oggi per noi è relativo all’intervento dalla Commissione europea sul tema degli inducements, che si riverbererà sulla distribuzione finanziaria in Italia. In sostanza, la Commissione ha manifestato la volontà di regolamentare, con vincoli maggiori rispetto a oggi, il pagamento di compensi dalle società emittenti alla distribuzione. Questo modello incide sulla qualità della consulenza finanziaria, che spesso si trasforma in distribuzione di prodotti più remunerativi per il consulente. L’alternativa è il modello anglosassone, su cui è nata la nostra società dodici anni fa. Siamo quindi già strutturati e pronti per affrontare le novità.

L’Italia è il paese più caro in Europa per la distribuzione dei fondi di investimento e siamo anche quelli che hanno meno asset, in proporzione alla popolazione, perché noi abbiamo circa 1/3 della raccolta della Francia, la metà della Germania. Questo comporta per noi una crescente visibilità, siamo diventati un caso di studio.

E’ abbastanza improbabile che la Commissione intervenga con un divieto totale, ma è ragionevole che chieda un adeguamento del modello nei prossimi 5 anni. In questo caso, diventeremmo portatori di know-how di valore, oggi trascurato dal settore.

Tra le priorità, poi, c’è anche la crescita della rete di consulenti, un obiettivo non semplice proprio per il modello che ci caratterizza. Siamo alla ricerca di persone pronte ad abbracciare l’innovazione, alla ricerca di modelli alternativi.

In ogni modo il 2023 è partito in modo completamente diverso dal precedente, anche solo i risultati delle gestioni azionarie, che a oggi si aggirano intorno al 15%, fanno ben sperare.

Come sta impattando la transizione digitale sulle vostre attività?

Tutte le operazioni a basso valore aggiunto sono state digitalizzate, anche nelle interazioni con la clientela, compresa la firma del contratto che viene inviato tramite PEC dedicata. Anche le attività di archiviazione sono state trasferite su server. Il secondo step riguarda i servizi, con il Wealth Plan, una fotografia digitale dei singoli clienti che consente loro di sapere sempre la situazione del proprio cash flow, anche di quello prospettico. È una sorta di libretto di famiglia, che riepiloga gli obiettivi degli investimenti e si proietta anche nel futuro, con una visione delle risorse disponibili per la famiglia. Consente al cliente di avere visione del suo patrimonio e del relativo valore, rapportato agli obiettivi. Guardando al futuro, stiamo lavorando per implementare nuovi servizi. Penso, ad esempio, ad alert relativi al raggiungimento degli obiettivi di rendimento o a perdite superiori al 3%. Il nostro obiettivo, attraverso gli strumenti digitali, è semplificare la vita del cliente.

Su quali mercati esteri siete presenti?

Stiamo approfondendo lo studio della Germania, grazie alla partnership con un socio tedesco. È un Paese con una visione molto positiva delle PMI italiane, della nostra manifattura, delle produzioni specializzate. Siamo anche quotati alla Borsa di Francoforte, adesso ci hanno anche portato sulla piazza di Düsseldorf, dove i meccanismi di borsa sono molto più fluidi e semplici e meno costosi.