MILANO (PMInews.it)- Secondo le stime di Banca d’Italia sono circa 2.800 le PMI non finanziarie con caratteristiche ampiamente idonee alla quotazione prima della diffusione della pandemia. L’Equity Gap delle PMI Italiane si traduce in un ridotto livello di patrimonializzazione, una forte dipendenza dal canale bancario e una forte incidenza dell’indebitamento a breve termine. La finanza può seguire il ciclo di vita di una società e il suo percorso di crescita, concretizzando una politica efficace per aumentarne la competitività industriale.

Per il 2022 IR Top Consulting stima un numero target di società quotate pari a circa 200 e una capitalizzazione che raggiunge i 13 miliardi di euro, con un incremento legato alla capitalizzazione delle nuove IPO e ad una crescita dell’indice FTSE Italia Growth. I settori relativi ai nuovi collocamenti saranno rappresentati dal Tech, Fashion/Luxury e Industrial con una raccolta aggiuntiva nel 2022 di circa 250 milioni di euro. Le variabili sulle quali è basata la stima riguardano l’impatto potenziale del credito di imposta in funzione della misura stanziata di 5 milioni di euro e la dimensione media della capitalizzazione delle nuove IPO, parametrata all’andamento dell’indice di riferimento, anche considerando il mutato contesto geopolitico.

La comparazione tra le principali Borse Europee fa emergere la necessità di dare un impulso alle quotazioni in Italia per ridurre il gap sia in termini di numero di emittenti che di capitalizzazione. Permane quale ostacolo alla quotazione il relativo costo e il CDI sui costi di IPO si è dimostrato negli anni estremamente efficace. Considerato l’elevato numero di PMI nel tessuto imprenditoriale italiano, EGM ha le potenzialità per raggiungere le dimensioni che oggi esprimono mercati come AIM UK, con 837 società quotate per una capitalizzazione di 122 €MLD ed Euronext Growth Paris, che conta 278 società per una capitalizzazione di 19 €MLD. L’Osservatorio EGM intende presentare al MISE la richiesta di legare la misura del CDI sui costi di IPO alla necessità di far raggiungere al mercato EGM una dimensione in linea con quella delle principali Borse estere sia in termini di numero di emittenti che di capitalizzazione. La richiesta prevede che la misura diventi strutturale a partire dalla Finanziaria 2023 e che l’importo del CDI venga ristabilito in 500 €K, maggiormente in linea con gli attuali costi di IPO; sulla base delle IPO del quadriennio 2018-2021 che hanno visto una media di N.24 PMI annue, stimiamo una nuova misura complessiva non inferiore a 12 Milioni di Euro.