I riflessi della pandemia sulla semestrale non frenano Fope, eccellenza italiana dell’oreficeria made in Italy. La crescita del primo trimestre in termini di ordinativi si conferma dopo lo stop imposto dal lockdown. “È un segnale importante – commenta Diego Nardin, amministratore delegato di Fope -, conferma l’attenzione che i clienti attribuiscono alle nostre collezioni. La pandemia ha solo rallentato la velocità di crescita ma il motore non si è mai spento”.

Che anno è stato il 2020 per Fope?

Il nostro settore è stato colpito in modo significativo dalla pandemia, con la chiusura dei punti vendita e la conseguente riduzione dei consumi. Il primo trimestre, però, ha visto una crescita significativa del nostro portafogli ordini rispetto all’anno precedente. A maggio, con la riapertura delle attività, sono stati tutti confermati, un segnale di attenzione rilevante da parte dei nostri clienti, che considerano importante avere le nostre collezioni presso i propri negozi. Non abbiamo mai percepito un fermo delle attività, abbiamo solo tolto il piede dall’acceleratore. Lo smart working ci ha consentito di garantire supporto e assistenza alla clientela. Dal punto di vista finanziario non abbiamo difficoltà, grazie all’ottima disponibilità di cassa di fine 2019 che ci ha permesso di far fronte ai nostri impegni.

Qual è lo scenario oggi?

Il secondo semestre non può, certo, recuperare la perdita registrata nel primo, a causa anche del perdurare dell’emergenza sanitaria. Alcuni mercati, però, si comportano in modo diverso rispetto al Paese in cui operano, come la Germania, in cui lavoriamo molto bene. Le prospettive sono buone, a settembre e ottobre abbiamo ottenuto risultati superiori alle aspettative. Nonostante le difficoltà, il 2020 ha confermato che le strategie seguite fino a oggi, con investimenti sui mercati e i clienti più importanti, sono capaci di tradursi in risultati concreti, anche grazie all’attenzione continua prestata alla comunicazione e al marketing.

Il Covid-19 ha cambiato l’organizzazione aziendale?

Avevamo già investito sul digitale, con un ottimo e-commerce Fope e performance positive di quelli legati ai nostri clienti. Anche lo smart working era già una abitudine, tanto che non abbiamo registrato difficoltà nemmeno per la parte amministrativa. Stiamo implementando un ulteriore pezzo per la gestione dei clienti, legata alla presentazione virtuale delle collezioni. Il gioiello è un bene che può essere acquistato online e lo stiamo dimostrando. L’importante è trovare il giusto equilibrio tra componente fisica e digitale.

Quali gli obiettivi sul fronte della sostenibilità?

Dal 2017 redigiamo il Bilancio Sociale. Siamo un’azienda virtuosa ma abbiamo scelto di investire ulteriormente in questo ambito con un progetto legato alla neutral carbon footprint aziendale, la capacità di neutralizzare l’impronta legata alle emissioni di CO2. Abbiamo fatto un’analisi per certificare i dati relativi alle emissioni, dal punto di vista produttivo siamo abbastanza virtuosi – acquistiamo solo energia prodotta da fonti rinnovabili – ma produciamo CO2 per la spedizione di prodotti e i viaggi dei commerciali che implicano l’uso di aerei. Abbiamo scelto di utilizzare solo corriere che aderiscono a progetti legati alla riduzione di emissioni di anidride carbonica e stiamo piantumando, in Kenya, piantagioni di alberi per compensare le emissioni. Per il 2018 e il 2019 siamo riusciti a compensare l’impronta tracciata.