Oltre 5,5 miliardi di euro, tra il 2017 e il 2021, hanno contribuito a sostenere la crescita delle PMI italiane quotate a Piazza Affari. Sono risorse provenienti da importanti novità normative, come PIR e Bonus IPO, che hanno dato nuovo slancio al mercato, trasformando la quotazione in molto di più di un’operazione di finanza straordinaria. “Le PMI – commenta Anna Lambiase, fondatore e CEO di IR Top Consulting e autrice del volume “La quotazione in Borsa delle PMI, Esperienze imprenditoriali di successo su Euronext Growth Milan” – scelgono la quotazione per favorire la crescita, si tratta di un trend in crescita. Secondo le stime del nostro Osservatorio, il 2022 vedrà Euronext Growth Milan vantare una capitalizzazione di 13 miliardi di Euro con complessive 200 aziende quotate (+15%) e una raccolta aggiuntiva di 250 milioni di Euro”.

Il volume, pubblicato da FrancoAngeli e giunto alla quarta edizione, ripercorre le tappe fondamentali del listino dedicato alle piccolo e medie imprese ad alto potenziale di crescita, arricchendosi della testimonianza di 19 quotate e guardando al futuro: alla quinta fase del mercato, quella dell’integrazione europea.

Perché sempre più PMI scelgono la strada della quotazione?  

La quotazione in Borsa rappresenta una vera e propria strategia di crescita per le imprese volta a favorire lo sviluppo dimensionale e industriale. Partendo da questo presupposto, è bene sottolineare che Euronext Growth Milan si afferma come riferimento per le aziende piccole e medie, tanto che il nostro Osservatorio stima per il 2022 un numero di società quotate pari a circa 200 per una capitalizzazione complessiva di 13 miliardi di Euro. I settori relativi ai nuovi collocamenti saranno rappresentati dal Tech, Fashion/Luxury e Industrial con una raccolta aggiuntiva nel 2022 di circa 250 milioni di Euro. Ci sono ancora settori, come il Food, che, pur rappresentando uno spaccato importante dell’economia italiana, non sono ben rappresentati numericamente sul listino. Un aspetto su cui lavorare.

Da dove derivano le stime per il 2022?

Le variabili sulle quali è basata la nostra stima riguardano l’impatto potenziale del credito di imposta in funzione della misura stanziata di 5 Milioni di Euro e la dimensione media della capitalizzazione delle nuove IPO, parametrata all’andamento dell’indice di riferimento, anche considerando il mutato contesto geopolitico. Alla luce della Capital Market Union, stimiamo che la quinta fase dello sviluppo di EGM-AIM sia legata all’integrazione europea, verso un mercato unico con la stessa governance per tutti i mercati. In quest’ottica è dunque richiesta una sempre maggiore razionalizzazione del quadro regolamentare e normativo, una semplificazione dei requisiti di ammissione legati all’offerta al pubblico, con l’obiettivo di arrivare ad una uniformità tra le diverse normative europee e nazionali intervenendo per le misure di gold-plating italiane, cioè il disallineamento tra ordinamenti giuridici che spesso penalizza l’Italia rispetto alla disciplina europea. Auspichiamo che la nuova Finanziaria possa introdurre incentivi legati alla quotazione in misura strutturale e continuativa al fine di proseguire il percorso avviato che ha dimostrato di favorire il circolo virtuoso della quotazione per finanziare la crescita e lo sviluppo delle PMI Italiane rappresentative dell’economia reale.

Com’è cambiato il mercato negli ultimi cinque anni?

Abbiamo assistito a una crescita importante, frutto di interventi normativi che hanno favorito lo sviluppo del mercato. Tra il 2017 e il 2021, si contano 146 IPO, di cui circa l’80% rappresentato da PMI, grazie al sostegno di provvedimenti legislativi «illuminati», come i PIR nel 2017 e il credito d’imposta sui costi di quotazione nel 2018. Al 30 aprile 2022, EGM conta 174 società quotate per una capitalizzazione complessiva di 11,2 miliardi di euro, i settori maggiormente rappresentati sono tecnologia, servizi e industria, mentre le regioni maggiormente presenti sono Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna. Dal 2009 ad oggi oltre 230 società si sono quotate su EGM raccogliendo 5,5 miliardi di euro per finanziare la crescita, che si è riflessa in un significativo impatto a livello occupazionale con una crescita di personale qualificato del 51%, per un totale di 20.000 risorse.

Quali sono i vantaggi della quotazione per una PMI?

I motivi che portano queste realtà a scegliere Piazza Affari sono diversi ma tutti riconducibili alla volontà di proseguire un percorso di crescita incentrato su innovazione e competitività. Le PMI si quotano per aumentare la capacità competitiva attraverso ritorno mediatico e visibilità a livello nazionale e internazionale, per reperire risorse finanziarie da impiegare in piani di sviluppo dimensionale o per valorizzare l’impresa grazie all’utilizzo del valore oggettivo e trasparente del capitale della società, anche al fine dell’utilizzo dello scambio di azioni per acquisizioni e/o alleanze strategiche. Alcune PMI scelgono la quotazione come supporto al passaggio generazionale.

Ha parlato della quinta fase del mercato, in cosa consiste?

È quella dell’integrazione europea e poggia su tre pilastri. Il primo è quello della razionalizzazione del quadro regolamentare e normativo. In particolare, la MAR che si applica sia negli MTF sia negli OTF, ha un peso diverso nell’ambito della disciplina repressiva, applicandosi a società di capitalizzazione variegate. Con riferimento alle sanzioni relative agli abusi di mercato, sarebbe auspicabile un sistema sanzionatorio sempre proporzionato ad una percentuale del fatturato. Il secondo pilastro è quello della semplificazione dei requisiti di ammissione legati all’offerta al pubblico. L’eccessiva corposità dei prospetti determina poca chiarezza di informazioni.  Nasce così l’opportunità di adottare misure volte al contenimento del numero di pagine del prospetto per l’ammissione a quotazione e per gli aumenti di capitali successivi.  Infine, l’uniformità tra le diverse normative europee e nazionali intervenendo per le misure di gold-plating italiane, cioè il disallineamento tra ordinamenti giuridici che spesso penalizza l’Italia rispetto alla disciplina europea.