Foto donadonMILANO (AIMnews.it) – Con 20 milioni di euro raccolti e una capitalizzazione di mercato che sfiora i 90 milioni di euro, ponendo quindi la società tra le Big dell’AIM Italia. È H-Farm, matricola del listino delle PMI italiane quotatasi venerdì 13 novembre, sfidando la scaramanzia e un momento non proprio favorevole dei mercati. “Siamo una realtà unica sul mercato, visto che uniamo tre aree di business differenti ma importanti” spiega Riccardo Donadon, Ceo e co-founder di H-Farm.

Quali sono?
In primo luogo siamo un venture incubator digitale, quindi operiamo con una logica da private equity rilevando partecipazioni di minoranza in startup digitali e innovative. E agendo come private puntiamo a una “exit”, vale a dire l’uscita dall’investimento, entro qualche anno.

Quanti?
Generalmente sarebbero due o tre, ma le traversie dei mercati finanziari degli ultimi anni hanno allungato l’orizzonte di investimento un po’ in tutto il modo e specialmente in Italia. Quindi diciamo quattro o cinque anni.

E i risultati?
Dal 2005 abbiamo acquisito partecipazioni in start up seed & early stage nel settore del digital media effettuando investimenti complessivi per circa 17 milioni in 68 start up. Finora abbiamo realizzato quattro exit con un IRR medio del 73,4%.

All’AIM c’è già un venture incubator digitale quotato, Digital Magics…
Le imprese e le startup da finanziare sono molte e i campi di applicazione e innovazione sempre di più, di certo non saremo in competizione. Da parte nostra abbiamo a disposizione molto spazio e il nostro campus è un fiore all’occhiello, dove si possono scambiare idee ed esperienze.

E per quanto riguarda gli altri business?
Con l’acquisizione di Gruppo Nuvò abbiamo potenziato la nostra operatività nel settore della consulenza alle imprese per la trasformazione digitale delle imprese. Si tratta di grandi nomi e delle principali multinazionali italiane. Infine, la parte di formazione, sia al mondo delle imprese – corporate education – sia ai giovani e professionisti – student education. Nel primo semestre questa attività ha portato Euro 2,6 milioni di ricavi. Vogliamo poi allargare l’area di formazione anche alla fascia scolastica, con progetti dai 6 ai 18 anni. Nella fascia post graduate abbiamo già un master in collaborazione con Ca’ Foscari, l’Università di Venezia e inoltre puntiamo a due bachelor, con una Università statunitense e una israeliana. La nostra struttura prevede formazione digitale ma anche laboratori, e soprattutto miriamo a mettere in contatto giovani che studiano e giovani che invece hanno avviato attività imprenditoriali perché vi sia uno scambio continuo di conoscenze e idee.

Cosa farete dei proventi dell’Ipo?
Ci siamo presentati alla quotazioni con 3 milioni di cassa netta, quindi l’operazione non è stata fatta certo per ribilanciare la nostra situazione patrimoniale. Con i circa 18 milioni netti raccolti puntiamo da una parte ad aumentare le nostre possibilità di investimenti in nuove startup e dall’altra a potenziare gli altri due nostri business. Riteniamo che di spazio per crescere ve ne sia molto.