Non si arresta la crescita di Confinvest. Una storia di poco meno 40 anni alle spalle nell’ambito dell’intermediazione di oro fisico, lo sguardo volto al futuro con progetti nuovi, come Conto Lingotto, che puntano sul digitale e su una nuova tipologia di clientela. Nel 2020, la società registra ricavi a 41,1 milioni di euro, +51% rispetto a 27,3 milioni di euro nel 2019. Il Primo Margine si attesta a 3,08 milioni di euro, +75% rispetto a 1,76 milioni di euro nel 2019, e l’EBITDA è a 1,42 milioni di euro (rappresenta il 46% del Primo Margine e registra un incremento del 73% rispetto a 820 migliaia di euro nel 2019). “Risultati che confermano una tendenza in corso da circa un triennio – commenta Giacomo Andreoli, amministratore delegato di Confinvest – e che assumono ancora maggior rilievo proprio perché non siamo una startup ma una realtà presente sul mercato da circa 40 anni”.

Alla luce dei risultati del Bilancio 2020, che anno è stato per Confinvest?

Il Covid-19 è l’evento che ha caratterizzato il 2020 e con cui tutti ci siamo ritrovati a fare i conti. Operando nell’ambito dell’oro fisico da investimento, abbiamo studiato una strategia di gestione dell’emergenza e del business che ci ha permesso di limitare i rischi – anche fisici – e distinguerci grazie a un modello di business performante anche in questa situazione. Abbiamo puntato sulla capillarità, sfruttando tutti i canali disponibili, e abbiamo investito ulteriormente sul digitale. Ne derivano risultati eccellenti in termini di ricavi, a 41 milioni di euro (+51% rispetto a un anno prima). Da sottolineare che venivamo da un 2019 con una crescita importante, con ricavi a quota 27 milioni di euro e un incremento dell’84% sull’anno precedente. Dati che assumono ancora maggior valore considerando la storia quarantennale della società.

Quali i pilastri della crescita?

È stato un anno ricco di soddisfazioni, che ha valorizzato la capacità manageriale del nostro team e che si caratterizza per una marginalità cresciuta in maniera proporzionale rispetto al fatturato. La leva è senza dubbio il canale bancario, operiamo in modo efficiente e questo ci ha consentito di consolidare e allo stesso tempo ampliare la nostra rete. I prezzi dell’oro nel 2020 hanno contribuito alla crescita.

Il 2020 è anche l’anno del lancio di Conto Lingotto. Con quali risultati?

Il pilot è disponibile dallo scorso agosto ma il primo, vero rilascio della app è di fine anno. È presto per trarre conclusioni di tipo economico, stiamo creando una nuova occasione di business e investiamo in promozione. I numeri dicono che, ad oggi, si registrano più di 30 mila download della nostra soluzione. Abbiamo raggiunto una clientela molto diversa da quella tradizionale, aprendoci al retail. In questo modo abbiamo realizzato una linea di business che ci sta dando risultati soddisfacenti e abbiamo anche scoperto che Conto Lingotto è una proposta capace di richiamare l’attenzione delle banche. Al momento ci stiamo focalizzando sul B2B e sul canale bancario.

L’oro come bene rifugio tradizionale. Guardando al futuro considera le cryptovalute una possibile soluzione in linea con le caratteristiche di questa tipologia di investimento?

Credo si tratti di un asset complementare e non sostitutivo dell’oro fisico. Le cryptovalute hanno andamento inflazionistico. Il bitcoin e l’oro potranno emergere come asset class ideali per allocare liquidità in scenari inflazionistici, come quelli alle porte. Nel medio termine, potranno salvare i risparmi dall’erosione del potere di acquisto.