GTF_2166Il 2018 è l’anno che conferma la forte crescita di Longino&Cardenal. Crescita a due cifre per ricavi e marginalità, il debutto su AIM Italia, l’apertura della prima sede negli Stati Uniti nelle prime settimane del 2019: tanti i tasselli che vanno a costruire il puzzle di una storia di successo che parte da lontano e che racconta di eccellenza, quella dei cibi, rari e preziosi. Per Riccardo Uleri, presidente di Longino&Cardenal, e Paolo Barbieri, responsabile Amministrazione e Finanza della società, determinante è stato il contributo delle controllate estere. Per l’anno in corso la sfida è tutta a stelle e strisce.

I risultati 2018 confermano una solida crescita per Longino&Cardenal. Quali i principali fattori di successo?

Uleri: I risultati del 2018 seguono tre anni di forte crescita. Le controllate estere hanno giocato un ruolo determinante. Hong Kong, ad esempio, ha contribuito molto a determinare la performance della marginalità. In trenta anni di attività il nostro business si è dimostrato vincente, con la scelta di operare su un mercato di altissima qualità e di scommettere sull’apertura di sedi operative estere su modello della società principale, prima a Hong Kong, poi Dubai e da quest’anno negli USA.

Barbieri: Nel 2018 abbiamo registrato ricavi per 32,0 milioni euro, con un incremento di oltre il 12% sul 2017. Anche l’EBITDA, a 2,0 milioni di euro, fa registrare una crescita del 32,4% sul 2017. L’aumento registrato dalla marginalità è stato superiore alle aspettative, un indicatore importante dell’ottimo risultato ottenuto.

Da Dubai a New York, dal 2013 tre le controllate aperte nel mondo. Che ruolo rivestono nel vostro modello di business?

Uleri: Sono fondamentali, un traino importante per la nostra crescita. Nel 2013 abbiamo aperto la prima sede estera a Hong Kong, una società che riprende in tutto e per tutto il modello organizzativo e procedurale di quella italiana. Punta sulla ristorazione di qualità e a oggi vanta un fatturato pari a 3,5 milioni di euro. Nel 2015 abbiamo aperto la sede di Dubai, un mercato decisamente più complesso, fortemente influenzato dai principi dell’alimentazione islamica ma che ci sta dando grandi soddisfazioni. Pochi mesi fa, infine, l’apertura della prima sede newyorkese. Un mercato, quello statunitense, dal quale attendiamo una crescita importante.

Barbieri: Le controllate estere ci stanno dando grandi soddisfazioni. Hong Kong ottiene ottimi risultati e Dubai, dopo una fase d’avvio più lenta, è pronta a raggiungere il punto di pareggio nel corso di quest’anno. La sfida si completa con l’apertura della sede statunitense, sulla quale riponiamo grandi aspettative.

Quali i prossimi passi?

Uleri: Concentriamo le energie sull’avvio della controllata newyorkese. La FDA, su alcuni temi, è molto severa ma siamo pronti a valutare partnership con produttori locali per garantire un’offerta completa e di altissima qualità. In futuro potremmo valutare l’apertura di una seconda sede negli USA o di una controllata in Europa, dove il mercato più interessante è di certo Londra. Qui, infatti, come c’è una forte cultura internazionale del cibo, la cucina nazionale non è radicata come in Francia o in Italia. Si punta sui prodotti internazionali di qualità, come quelli offerti dal nostro catalogo.