Fabio TarozziFabio Tarozzi, presidente e amministratore delegato di Siti B&T Group, leader in Italia nel comparto, oltre che tra i più importanti player a livello mondiale di impianti completi a servizio dell’industria ceramica delle piastrelle e dei sanitari e nell’ambito della robotica avanzata. “E anche per il 2017 le attese sono di una sostanziale stabilità per il settore. Noi da parte nostra dovremmo riuscire a sovraperformare grazie alle innovazioni che abbiamo presentato e continuiamo a proporre (investiamo in R&D il 3% del fatturato); il nostro centro tecnologico di Formigine è una struttura unica al mondo di impianti di prove e test”.

Qual è l’andamento della marginalità?
Dopo la crisi del 2009-10 c’è stato un ritorno dei volumi che a livello aggregato sono tornati ai livelli pre crisi e anche la redditività è tornata a crescere: siamo stabilmente intorno al 10% di ebitda.

Quali sono i trend del settore?
Il prodotto “piastrella” sta guadagnando quote di mercato a scapito di altri materiali, sia nei mercati evoluti sia emergenti, in quanto sta diventando un prodotto sia “indoor” sia “outdoor”. E questo porta inevitabilmente a una maggiore domanda di macchinari. A questo si aggiunga che i produttori italiani sono in grado di stimolare la domanda con innovazione tecnologica, di processo e di prodotto. A Tecnargilla, la più importante fiera al mondo del settore, avevamo per stand un intero padiglione con 14 novità portate da tutte le società del gruppo. Ad esempio nei forni, in cui siamo i primi al mondo, con i concorrenti a parecchia distanza da noi.

Qual è il peso dell’Italia sul settore a livello globale?
Riteniamo che il nostro Paese valga il 50% della produzione mondiale. E dell’altra metà una buona parte è cinese, che però ha quasi solo vendite domestiche. Oggi, chiunque al mondo voglia fare un impianto completo viene in Italia.

La Cina ha già acquisito aziende italiane per ottenere la tecnologia?
Finora no. Non escludo ovviamente che in futuro possano verificarsi situazioni di questo tipo, ma i pezzi migliori li abbiamo già presi noi.

Dove state crescendo all’estero?
Abbiamo una leadership italiana delle macchine per ceramica presente in tutti i continenti. È andata bene tutta l’Europa, dalla Spagna alla Germania, oltre all’Italia stessa. Anche da Medio Oriente e Nord Africa abbiamo avuto soddisfazioni, nonostante i prezzi del petrolio siano rimasti bassi e nonostante l’Iran, che era un mercato di sbocco importante per il nostro comparto prima delle sanzioni, sia ancora fermo. Se ripartisse il commercio con il Paese, per noi sarebbe tutto valore aggiunto che al momento non consideriamo nelle nostre stime.

E in America?
Avremo una fornitura importante per un grande cliente in Messico, ma più in generale è andata bene sia nel Nord che nel Sud, oltre che in Asia. Il Brasile invece è ancora fermo: il peggio è passato, ma si iniziano a vedere segni di ripresa che dovrebbero evidenziarsi dal secondo semestre del prossimo anno. Ma anche qui stiamo assistendo a una migrazione in termini di prodotto che rende la domanda slegata dal ciclo economico: molti clienti si stanno portando infatti verso il gres porcellanato e questo fa sì che vi sia domanda di macchinari in questo comparto. In ogni caso siamo positivi sul Paese: abbiamo una filiale locale e vi stiamo investendo, dato che l’espansione della classe media è un driver importante della crescita nel continente sudamericano. Abbiamo alcuni progetti già in corso di implementazione, altri ancora in corso, ma in ogni caso il riposizionamento del Paese verso l’alto coinvolge le macchine di finitura, quindi la nostra controllata Ancora.

Come sta andando l’integrazione della Società nel Gruppo?
Il management è stato confermato e l’aggregazione sta proseguendo più velocemente delle attese.

Altre operazioni in vista?
Ci sono sicuramente dei target interessanti, a seconda degli obiettivi che si vogliono perseguire e inoltre siamo il maggior polo aggregante in Italia, visto che operiamo nella zona di Sassuolo, che storicamente è quella e a più alta densità di produttori. Al momento però credo sia ancora presto per nuove operazioni.

Il titolo ha target superiori ai 10 euro e di recente avete riacquistato azioni attraverso la vostra holding. Lo ritenete molto sottovalutato?
Penso sia sottovalutato perché in primo luogo abbiamo fatto un Ipo con uno sconto significativo per premiare gli investitori. Il titolo è rimasto sui livelli di Ipo fino a poche settimane fa, quando è stato oggetto di vendite, anche a causa della scarsa liquidità del mercato. A questo punto, e soprattutto a questi prezzi facciamo qualche acquisto a livello di holding, non come buy back, perché lo riteniamo premiante, anche alla luce dei numeri che ci attendiamo per il futuro.

Che giudizio avete di questo primo anno di Aim?
Siamo industriali, quindi i nostri orizzonti non sono mai di breve termine, ma guardiamo al futuro con un’ottica di qualche anno. In ogni caso, nonostante un mercato azionario come quello del 2016, il nostro titolo ha dimostrato fino a novembre una grande stabilità. E pensiamo che gli investimenti e i risultati ci premieranno.

Avete già in mente il passaggio all’Mta?
Ne dibattiamo con amministratori e soci. Pensiamo di meritare un mercato più liquido anche alla luce delle nostre dimensioni industriali e di capitalizzazione.