Sono tre le anime che danno vita a Redelfi, management company operante nella transizione green e digitale. Tre business unit trasversali, proiettate nel futuro: green, martech e greentech. “Redelfi è un operatore industriale, oggi – commenta Davide Sommariva, presidente della società – e conta 28 dipendenti. Poco più di un anno fa, quando abbiamo annunciato la exit da Renergetica, ne avevamo solo uno. Il mercato statunitense rappresenta un punto di riferimento fondamentale per la business unit green ma non escludiamo che la martech e la greentech possano dare vita a veri e propri spin off e a successive Ipo”.

Come nasce Redelfi e perché la scelta della quotazione?

Redelfi nasce nel 2008 dalla volontà di realizzare una holding con il mio socio storico, Raffaele Palomba. Insieme abbiamo dato vita a Renergetica, società quotata su AIM Italia, oggi Euronext growth Milan, con successo. È quanto dimostra la performance del titolo, a Piazza Affari con prezzo di Ipo pari a 1,50 euro e oggi scambiato a 7 euro. Renergetica nasce come società di sviluppatori per le rinnovabili, per circa 13 anni abbiamo svolto questa attività in Italia, Usa, Cina, Colombia ed è innegabile che possiamo contare su un’esperienza internazionale che oggi guida anche le attività di Redelfi. Nell’aprile 2021 abbiamo venduto Renergetica, sulla scia di quella esperienza abbiamo assunto la consapevolezza che Piazza Affari rappresenta un elemento qualificante importante anche per Redelfi, da qui la scelta della quotazione. Oggi la società è un operatore industriale, basti pensare che quando vendemmo il pacchetto azionario di Renergetica, poco più di un anno fa, avevamo un solo dipendente, oggi sono 28.

Come opera Redelfi?

Attraverso tre business unit trasversali, capaci di mantenere una propria autonomia ma anche di dialogare e generare opportunità di business insieme. La prima, e a oggi più rilevante, è quella dedicata all’energia. Ci occupiamo di parchi di batterie (BESS park) che servono per stabilizzare la rete elettrica nazionale, parliamo di alta e media tensione, che diventa instabile con la crescita della quota prodotta da energia non programmabile: parliamo ad esempio di eolico e fotovoltaico. Le batterie sono fondamentali per il mercato britannico, noi guardiamo alla realtà statunitense, dove abbiamo ereditato da Renergetica un primo progetto, che stiamo riconvertendo da fotovoltaico a parchi batterie, e stiamo chiudendo altre partnership. Per quanto riguarda il mercato italiano, guardiamo con interesse alla crescita delle comunità energetiche, dove noi ci proponiamo come investitori. Gli impegni del PNRR in merito sono incoraggianti, l’obiettivo è far crescere queste realtà, che sono ancora poche e sono medio piccole. A settembre dovrebbe arrivare il decreto attuativo, in funzione del quale disegneremo il nostro business plan. È un mercato che conosciamo perché abbiamo lavorato negli USA nelle community solar. Potremmo fare anche asset management dei nostri parchi, gestendo flussi in entrata e uscita dei nostri carichi. Questo determinerebbe la necessità di gestire al meglio i big data, abbiamo comprato Enginius per questa ragione.

Parliamo della seconda business unit?

La seconda business unit è quella martech e ha implicazioni e cross reference con il nostro mercato tradizionale. Possiamo offrire nuovi servizi grazie al know how di Enginius, che beneficia di un proprio ramo clienti ed è autogenerante cassa, con progetti specifici già attivi. Tra questi c’è Jarions, un aggregatore di canali di messaggistica che annullerà il disordine del digitale. Il secondo prodotto, che guarda agli influencer, è davvero disruptive e si basa sulla profilazione degli utenti per la scelta, attraverso una sorta di asta digitale, dei contenuti da inserire all’interno dello stesso video. Questa soluzione sarà sul mercato tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 e guarderà soprattutto agli influencer del gaming, del cooking e del fitness.

Di cosa si occupa, invece, la terza business unit?

È la greentech, la più innovativa. Abbiamo acquisito da poco Piano Green, startup fondata da Fos e Santagata, storica azienda dedicata alla selezione e commercializzazione di oli di oliva ed extravergini di qualità. Questo ramo della società punta alla riforestazione, un mercato da 3 milioni di dollari. L’obiettivo è portare i capitali privati investiti in Nft e blockchain verso questi temi. È un progetto innovativo, non escludo che possa essere oggetto di uno spin off, con un proprio processo di quotazione.

Quali le strategie di crescita di Redelfi?

Nel breve periodo siamo certi che a trainare la società sarà la prima business unit, quella dedicata all’energia. Il mercato statunitense rappresenta il nostro obiettivo principale, guardiamo con interesse anche alle comunità energetiche ma si tratta di una nuova opportunità. Non sono presenti, infatti, nel business plan perché la normativa è recente, siamo certi però che ci daranno importanti soddisfazioni e offriranno ricavi più stabili. La prima leva strategica, quindi, è quella green, siamo al lavoro su un progetto da 130 MegaWatt. La seconda è quella legata ai servizi offerti da Enginius e, a seguire, la greentech, che richiede del tempo in più per svilupparsi ma promette d’essere davvero rilevante, a partire dal 2024.