SAMSUNG CSCMILANO (AIMnews.it) – “Come Bomi Group operiamo in una nicchia protetta. Sul piano regolamentare in quanto per la logistica e il trasporto biomedicale occorrono autorizzazioni specifiche e vi sono normative che richiedono standard minimi di servizio; in seconda battuta è il mercato che seleziona operatori che abbiano infrastrutture adeguate e presenza multinazionale. In più, da parte nostra, possiamo offrire un servizio e un processo produttivo costruiti esclusivamente per questo settore”. Così Marco Ruini, Ad di Bomi Group, società leader nel settore della logistica biomedicale e della gestione di prodotti ad alta tecnologia per la tutela della salute quotata all’Aim.

L’aumento di capitale si è concluso con successo. Quali le prospettive?
La prima tranche di aumento di capitale è al servizio della strategia di M&A che abbiamo adottato e che continueremo ad adottare nei Paesi in cui siamo già presenti, anche per consolidare ulteriormente le sinergie di mercato. La delega che abbiamo chiesto all’Assemblea, di un aumento di capitale fino a 12 milioni di euro, sarà utilizzata se e quando andremo a individuare una target company che possa cambiare il perimetro del gruppo in maniera significativa. Un’operazione di natura transformation, che ci apra un nuovo mercato.

Di che tipo?
Ad esempio un nuovo mercato rilevante, come per esempio gli Stati Uniti, oppure un servizio particolare che si colleghi al nostro core business e che ora non abbiamo. Questo è il concetto di fondo che vorremmo sviluppare nei prossimi anni.

Il flottante è intorno al 40% del capitale ormai: per un passaggio all’Mta attendete l’operazione straordinaria oppure vi state già muovendo?
Strategicamente vorremmo farlo in corrispondenza o successivamente all’operazione straordinaria.

Per quanto riguarda le varie operazioni che avete in mente, avete già dei dossier?
In questi anni abbiamo lavorato con una logica da private equity, con ampi dossier su molte società di nostro interesse.

Sulle operazioni “piccole” a che punto siete? E dove puntate?
Continueremo in quei Paesi in cui siamo già presenti, con l’obiettivo di ottenere sinergie operative e integrarle con le società che abbiamo già in loco. In modo da renderne più semplice ed efficace l’integrazione.

L’America latina vale circa la metà del vostro consolidato, mentre resta molto contenuta la presenza in Asia-Pacifico…
In America latina ci siamo da quasi venti anni, in Asia ci svilupperemo, ma siamo anche appena arrivati. In Cina siamo sbarcati nel 2016 e nel resto di APAC abbiamo fondato le joint venture alla fine dello scorso anno. In questo momento è partita operativamente la Cina e contiamo a breve di avviare il resto. Sono le aree che più crescono dal punto di vista del mercato, quindi puntiamo a essere della partita.

Anche in quest’area state valutando operazioni straordinarie?
Qui è meno probabile. Diciamo che per quanto riguarda le acquisizioni stiamo guardando più in Europa, America Latina e Nord America.

Avete dato un dividendo nel 2016, ma in prospettiva, guardando ai vostri piani, non sembrano una priorità…
Quest’anno il risultato avrebbero consentito un dividendo, ma dato che sarebbe stato staccato in occasione dell’aumento di capitale ci sembrava poco coerente. Per il futuro vedremo, dipenderà dalle dinamiche aziendali.

Qual è il vostro giudizio sul mercato Aim?
L’esperienza è stata senz’altro positiva, in quanto ci ha permesso di adottare una strategia nuova e vincente. Nel primo periodo di quotazione ci sono stati evidenti problemi di liquidità, poi risoltisi con l’avvento dei Pir. Il mercato rimane molto interessante e importante, uno sbocco naturale per le Pmi italiane interessate a svilupparsi. Un’ottima formula per far crescere le aziende italiane. Ci ha permesso di raccogliere risorse ma ci ha anche obbligato a una auto disciplina a livello di governance e nei processi che nel medio periodo hanno un forte valore aggiunto.