Grande successo per il debutto su EGM di Energy Time, attiva nel settore delle energie rinnovabili nel ruolo di D-EPC-OM (Development, Engineering, Procurement, Construction, Operation & Maintenance), in particolare sul segmento fotovoltaico e a capo dell’omonimo gruppo. Le azioni, il 24 luglio, hanno chiuso la prima seduta a € 3,8005, in crescita del 18,77% rispetto al prezzo di collocamento di € 3,20.

“La quotazione rappresenta un traguardo raggiunto grazie all’impegno di tutti i collaboratori che si sono impegnati a far crescere il nostro Gruppo e agli advisor che ci hanno supportati nell’operazione di IPO – commenta Marco Pulitano, Presidente e CEO di Energy Time – Siamo già tutti focalizzati nel dare attuazione alle strategie di sviluppo dichiarate per la creazione di un valore condiviso per tutti gli stakeholders”.

L’ammissione alle negoziazioni è avvenuta con il collocamento di complessive n. 1.562.500 Azioni, per un controvalore della raccolta pari a €5.000.000.

Energy Time debutta a Piazza Affari con un +18,77% nella prima seduta. Quali le ragioni che vi hanno spinto a questa operazione?

Siamo un’azienda con una lunga storia alle spalle, nati nel 2008 siamo entrati a far parte di un gruppo quotato negli Stati Uniti tra il 2009 e il 2013. Abbiamo consapevolezza e conoscenza delle opportunità legate alla quotazione. Quando abbiamo riacquistato l’azienda come management italiano, sapevamo che saremmo tornati al mercato. La quotazione non è stata solo una scelta di capitalizzazione, che ha avuto ottimi risultati, con richieste pari a 2,5 volte il flottante disponibile — ma anche una scelta di trasparenza. I nostri clienti sono fondi d’investimento: vogliono parlare con partner solidi, tracciabili, che abbiano un linguaggio e una struttura finanziaria affidabile. Piazza Affari rappresenta una garanzia in termini di trasparenza, per noi un valore aggiunto.

La quotazione come strumento di relazione con i vostri stakeholder?

Esattamente. È uno strumento di reputazione e credibilità. La trasparenza richiesta da una società quotata rassicura i clienti e rende più semplice operare con i grandi investitori istituzionali. Per noi è stato un passo naturale, quasi necessario, per crescere ancora.

Siete focalizzati solo sull’Italia?

Sì. Dopo un passato internazionale, oggi siamo concentrati esclusivamente sul mercato italiano. L’Italia è, adesso, il mercato più promettente al mondo nel fotovoltaico. Il piano nazionale prevede di realizzare 60.000 megawatt da qui al 2030. Noi, al 30 aprile 2025, disponiamo di un backlog complessivo di 237 MWp di potenza di impianti fotovoltaici per un controvalore di circa €124 milioni, da completarsi entro il 2027. È un’opportunità enorme, che richiede la massima concentrazione.

Quale strategia metterete in campo per cogliere questa opportunità?

Puntiamo sull’integrazione verticale della nostra offerta. Siamo già completi nella catena del valore delle rinnovabili, ma vogliamo rafforzare la parte più critica: le connessioni alla rete elettrica. Oggi molti impianti non vengono connessi nei tempi previsti, per mancanza di player in grado di gestire questo passaggio. Noi vogliamo colmare questo collo di bottiglia e presentarci come un interlocutore davvero completo. È qui che genereremo ulteriore valore.

Le rinnovabili oggi godono di grande attenzione, ma anche di complessità. Come vede il mercato nei prossimi anni?

Il mercato è maturo. A differenza del boom drogato del 2008-2012, oggi operiamo in un contesto stabile. Questo ci permette di pianificare fino al 2030. Tuttavia, abbiamo un eccesso di autorizzazioni rispetto agli obiettivi nazionali: i progetti ci sono, mancano gli EPC, cioè chi li realizza. È il motivo per cui Energy Time ha tanto spazio di crescita.

Bess e idrogeno, che ruolo giocheranno?

Fondamentale. Stiamo producendo molta energia rinnovabile di giorno, ma la consumiamo la sera. Senza accumuli (BESS) il sistema non regge. In regioni come Sicilia e Sardegna i prezzi dell’energia arrivano a zero in certe ore. Servono batterie, sistemi di stabilizzazione. Dopo il 2030, il futuro sarà l’idrogeno verde. Ma intanto, gli accumuli devono entrare in funzione presto. In Spagna è già realtà. In Italia siamo in attesa delle regole.

Le comunità energetiche quali prospettive di sviluppo avranno?

C’è un fondo perduto al 40% attivo da due anni, eppure sono stati realizzati solo 96 megawatt. Le norme sono troppo complicate, manca chiarezza. Serve semplificare: se no, anche chi ha le risorse non investe.