MarcoPodini_Presidente PitecoMILANO (AIMnews.it) – Dal collocamento a 3,3 euro per azione, avvenuto lo scorso 31 luglio, Piteco ha guadagnato oltre il 12%, nello stesso periodo il Ftse Mib ha perso il 25% e il Ftse Aim il 18% circa. “Nelle varie presentazioni, spesso parlavo di Piteco come di un Bund: non era una boutade, ma una spiegazione semplificata di come funziona la nostra azienda – spiega il presidente Marco Podini – E i dati di Borsa ci stanno dando ragione, evidenziando che siamo un titolo difensivo”. Una ulteriore conferma viene anche dai dati preliminari 2015 appena pubblicati. “Il fatturato è cresciuto dell’11% e anche nel 2015 abbiamo aggiunto 30 nuovi clienti al nostro portafoglio, in linea quindi con le previsioni”.

Stabile come un Bund, quindi?
Direi proprio di sì. I ricavi del nostro business, software per la gestione della tesoreria di aziende medio grandi, derivano per il 50% da canoni di manutenzione, fatturati in anticipo a gennaio, anche se poi spalmati per competenza su tutto l’anno. Quindi in questo senso non abbiamo una stagionalità, con il conto economico che si mantiene stabile. Poi ogni anno riusciamo a conquistare una trentina di nuovi clienti “large” che apportano circa un milione di euro, il resto deriva da licenze e servizi.

Per spingere ulteriormente la crescita vi affidate quindi a operazioni straordinarie…
A giugno abbiamo comprato la società Centro Data che ci ha permesso di aggiungere nuovi moduli software e una cinquantina di clienti cui potremo vendere altri nostri prodotti. Ma abbiamo in animo nuove operazioni, sia negli Usa sia in Italia.

Quando contate di portare a termine quella negli Usa?
Con una società di consulenza stiamo vagliando i potenziali target, è un lavoro ancora lungo e spero che porti dei frutti già quest’anno, anche se è ancora presto per dare indicazioni precise. Vogliamo fare uno sforzo commerciale per aumentare la base dei clienti: avendo una leva operativa alta, ecco che poi i risultati ne beneficeranno.

Che tipo di mercato è quello statunitense?
È simile a quello degli altri Paesi sviluppati, con molte aziende. Tuttora una buona parte delle aziende medio grandi non ha ancora software di tesoreria dedicati. Quindi vediamo ampi e importanti margini di miglioramento.

E in Italia?
Circa la metà delle aziende di media dimensione non ha software di questo tipo, quindi spazio di crescita ne abbiamo ancora. Come dimostra il fatto che a gennaio abbiamo contrattualizzato cinque nuovi clienti.

Cercate nuove società target nel nostro Paese?
Ci stiamo guardando intorno, anche se ci stiamo concentrando su due o tre in particolare, ovviamente sempre nel nostro comparto di riferimento. Ma speriamo già quest’anno di portare a termine una o due operazioni.

Comprando per cassa o in azioni?
Questo dipende ovviamente anche dalla parte che vende. Noi chiaramente siamo disponibili anche a operazioni carta contro carta se il venditore ha voglia di aggregarsi per sfruttare le sinergie con un gruppo più grande. Altrimenti non avremmo comunque problemi viste le nostre disponibilità liquide e i flussi di cassa generati dall’attività.

Voi nel frattempo, come Sequenza, continuate a comprare titoli Piteco sul mercato…
Penso che l’azione a questi prezzi sia ancora conveniente e quindi sto ancora comprando.

Anche perché il titolo staccherà comunque un buon dividendo…
Abbiamo dichiarato che daremo come dividendo il 40% dell’utile. Inoltre, con il regime cosiddetto “patent box” che introduce una tassazione agevolata per i redditi derivanti dall’utilizzo di opere dell’ingegno e di brevetti giuridicamente tutelabili, avremo un effetto positivo sia a livello di utili sia di dividendi distribuibili. A questo si aggiungono poi un possibile abbassamento dell’Ires e la cosiddetta “super ace”, la normativa che incentiva la capitalizzazione delle aziende che si quotano in Borsa. Insomma, tre fattori che dovrebbero dare un buon contributo alla parte bassa del conto economico, forse fino a un terzo della tassazione storica media.