La fine dell’anno rappresenta per Portobello un momento di grande attività, capace di tradursi in un sensibile aumento delle vendite e in convenienza per i clienti. A fare da traino a un modello di business vincente 365 giorni l’anno sono le festività natalizie e i fenomeni commerciali, ampiamente radicati nei costumi degli italiani, come il Black Friday. Per il 2022 la società punta ad aumentare la presenza dei propri store sul territorio nazionale, accrescendo al tempo stesso la visibilità e la reputazione di un brand destinato a cambiare le regole del gioco nel mondo retail. “Chiuderemo il 2022 con una presenza nazionale pari a 25 mila metri quadri di negozi – racconta Pietro Peligra, presidente di Portobello -. Non ci fermeremo, il nostro obiettivo è diventare una catena commerciale importante e riconoscibile”.

Quali le prospettive per le vendite in questi ultimi mesi del 2021?

Crediamo che l’anno chiuderà in modo molto positivo. Siamo alla vigilia delle festività natalizie e ci lasciamo alle spalle il periodo del Black Friday, che va ben oltre la giornata che segue il Giorno del Ringraziamento negli USA. È un periodo di vendita, il nostro modello di business, però, prevede prezzi competitivi 365 giorni l’anno, grazie al ricorso al cambio merci. È innegabile che in quei giorni si lavori in modo più intenso e che si intervenga ancora di più su prezzi e prodotti civetta per agevolare la ricerca di convenienza da parte dei consumatori. Possiamo farlo senza perdere marginalità, proprio grazie al meccanismo del barter. Gli altri scontano prodotti civetta, andando sotto costo e guadagnando sul cross-selling, noi facciamo margine anche sugli scontati perché sono stati acquistati con cambio merci.

Il 2021 ha visto crescere la rete Portobello, come vanno le nuove aperture?

Il Covid-19 ha rallentato il programma di aperture in franchising ma non ci ha fermati. Abbiamo investito su negozi diretti, più semplici da gestire in un contesto tanto complesso. Le aperture, avviate a fine luglio, stanno andando benissimo. Roma e Milano, le città da cui siamo partiti, sono le piazza più difficili. Hanno costi più elevati di locazione e personale, oltre a una forte concorrenza. In provincia, invece, affrontiamo costi minori e c’è una maggiore sensibilità al prezzo, oltre al fatto che le case sono mediamente più grandi e il consumo è maggiore.

Nonostante il nostro marchio non sia ancora molto conosciuto, stiamo registrando ottime performance anche grazie alla presenza nei centri commerciali, luoghi adatti alle famiglie, il nostro target di riferimento privilegiato. Chi entra in un centro commerciale è già predisposto ad affrontare una spesa per la casa o la famiglia, i nostri punti vendita si rivolgono a queste persone.

Quali i prossimi progetti?

Continueremo ad ampliare la presenza sul territorio nazionale. Il Covid-19 ha dato vita ad alcuni fenomeni che stanno sostenendo il nostro piano di crescita: è aumentato il numero di imprese con rimanenze di magazzino che vedono nel barter un’occasione strategica, i prezzi di affitto dei locali sono diminuiti, è cresciuta l’attenzione al prezzo e anche quella alla casa. Cercheremo di cavalcare quest’onda nei prossimi anni, con un importante piano di aperture. Abbiamo chiuso il primo semestre del 2021 con 5 mila mq commerciali, oggi siamo a 13 mila mq e chiuderemo il 2022 con 25 mila mq. Non ci fermeremo lì, puntiamo a diventare una catena commerciale importante.

Quali i progetti per la divisione media?  

È una divisione funzionale alle attività di barter, il nostro core business è il retail. Siamo la prima catena retail al mondo che ha incorporato il meccanismo del cambio merci pubblicitario in quello di acquisto strutturale. Sui media, i nostri investimenti sono stati mirati ad allargare la base pubblicitaria.