fmMILANO (AIMnews.it) – “La quotazione all’Aim Italia è un passaggio per supportare il nostro percorso di crescita. Già a fine 2013 avevamo mosso un primo passo e ci eravamo avvicinati al mercato dei capitali aprendo l’azionariato di GPI al fondo Orizzonte Sgr. Ora la fusione con Capital for Progress 1 ci permette di quotarci su un mercato azionario”. Ha le idee chiare Fausto Manzana, presidente e Ad del gruppo GPI, società che ha fondato nel 1988 e che è ora la più recente matricola dell’Aim, approdata appunto al mercato delle Pmi tramite fusione con una spac. La società è il partner tecnologico di riferimento per la Sanità italiana.

Solo un passaggio l’Aim?
“Il progetto è quello di arrivare in tempi rapidi al mercato principale di Borsa Italiana. D’altra parte abbiamo guardato il libro soci: a meno di un mese dalla quotazione abbiamo 170 soci, tra investitori privati e istituzionali.”

E come farete con le varie categorie di azioni?
“Le azioni di categoria “C” sono quelle in mano ai promotori della spac e hanno una loro tempistica di conversione. Quelle quotate sono le “A”, mentre le “B” sono in mano all’azionista di maggioranza: la mia idea è che una Pmi debba avere una leadership chiara che lavori per farla crescere in maniera costante e con un orizzonte di lungo termine. Nel momento in cui passeremo al mercato principale, potremmo convertire le azioni “B” in quanto il regolamento Mta consente il voto plurimo. Anche perché possibili future importanti acquisizioni potrebbero far scendere l’azionista di maggioranza al di sotto della soglia del 50 per cento.”

In effetti Gpi tanto piccola non lo è, visto che Banca Akros ne stima il fatturato 2016 in 119 milioni. E l’operazione con Tbs apporterà nuovi ricavi.

“Il nostro obiettivo è far crescere la società sia in modo organico sia tramite acquisizioni, in Italia e all’estero. Con Tbs i contatti sono iniziati un anno fa e in una delle due società, Insiel Mercato, rimaniamo entrambi azionisti, con partnership commerciali che potranno portare all’integrazione di tecnologia e know how delle società. L’obiettivo è quello di avere una strategia di convergenza tra software e device medici. La fusione con la spac ha portato circa 50 milioni di euro di mezzi freschi. Una parte l’abbiamo già utilizzata per le due  operazioni con Tbs, il resto lo utilizzeremo con calma: non vogliamo crescere velocemente a tutti i costi solo per aggiungere fatturato, ma cogliere le occasioni che ci sembrano importanti per lo sviluppo della nostra società, anche all’estero. Abbiamo due controllate, una in Austria acquisita da Tbs e l’altra in Germania, che per ora valgono circa 10 milioni di fatturato, ma contiamo di farle crescere. Del resto non vediamo alternative a quella di uscire dai confini italiani, dove lavoriamo solo con la pubblica amministrazione, e portare le nostre eccellenze all’estero: abbiamo venduto ad esempio a un ospedale israeliano la nostra tecnologia con il nostro software e ci sembra già un ottimo successo, visto che di solito Israele esporta tecnologia più che importarla. Ci sembra quindi necessario fare acquisizioni all’estero per poter fare cross selling a livello di vendite di prodotti e servizi.”

Intanto, è notizia dei giorni scorsi, avete investito in una startup.

“Abbiamo investito 75mila euro in UpSens e abbiamo ora una piccola quota nella società che sviluppa soluzioni innovative per migliorare la qualità della vita delle persone rilevando gli indicatori ambientali che concorrono a migliorarla. Mappare e controllare la qualità degli ambienti in cui trascorriamo gran parte della giornata significa prevenire e mantenere le persone in salute, piuttosto che curarle dopo. Le startup innovative di questo settore potranno essere un asset importante per la società, quindi è un settore che monitoriamo già da tempo e ancora di più vi presteremo attenzione in futuro.”