MILANO (AIMnews.it) – Il Decreto Rilancio introduce i “PIR Alternativi”, una misura di carattere strutturale volta a incentivare gli investimenti, sia in capitale di rischio sia in capitale di debito, nell’economia reale e, in particolare, nel mondo delle società non quotate, potenziando la capacità dei piani di risparmio a lungo termine di convogliare risparmio privato verso il mondo delle imprese.

Fermo restando che ogni PIR non potrà avere più di un titolare, una persona fisica potrà sottoscrivere un PIR ordinario e un PIR con i seguenti vincoli di investimento: per almeno i due terzi dell’anno solare di durata del piano, il 70% del valore complessivo del PIR deve essere investito, direttamente o indirettamente, in strumenti finanziari – anche non negoziati in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione – emessi o stipulati con imprese italiane, UE o SEE (ma con stabile organizzazione in Italia), diverse da quelle inserite negli indici FTSE MIB e FTSE Mid Cap della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati, in prestiti erogati alle predette imprese nonché in crediti delle medesime imprese.

Tra gli investimenti qualificati, quindi, sono incluse anche fonti di finanziamento, alternative al canale bancario, quali concessione di prestiti e acquisizione dei crediti delle imprese. Il limite all’entità degli investimenti è superiore a quella del PIR tradizionale: chi investirà nei nuovi PIR potrà contare su un investimento massimo detassabile pari a 150.000 euro annui fino a un valore complessivo di 1,5 milioni di euro. Si tratta di investimenti con soglie rafforzate che si adattano a una clientela più evoluta.

“Ottima l’introduzione dei PIR alternativi che hanno l’obiettivo di sostenere il rilancio degli investimenti sul mercato dei capitali in questa fase difficile ampliando l’orizzonte di investimento e creando i presupposti per la nascita di nuove asset class verticali. – commenta Anna Lambiase, Amministratore Delegato di IR Top Consulting – Ci auguriamo che possa portare importanti vantaggi per favorire le PMI e l’economia reale per una rinascita delle aziende post Covid-19. Il mercato AIM Italia è infatti quello che più rappresenta le PMI e che in misura maggiore necessiterà nei prossimi mesi di una spinta per crescere. Considerando che i PIR hanno investito per il 25% del flottante AIM, stimabile in circa 400 milioni di Euro, pensiamo che i PIR alternativi possano favorire ulteriormente la liquidità del mercato sia sul secondario che sul primario per il ritorno a condizioni di mercato normali”.

La norma consente la costituzione del nuovo PIR attraverso un’ampia categoria di intermediari. Gli investimenti qualificati di tale nuova tipologia di PIR, infatti, possono essere effettuati, oltre che tramite OICR aperti e contratti di assicurazione sulla vita e di capitalizzazione, anche tramite FIA, quali, a mero titolo semplificativo: ELTIF, fondi di private equity, fondi di private debt e fondi di credito. In considerazione di tale circostanza, l’agevolazione prevista in favore degli ELTIF dall’art. 36-bis del decreto legge n. 34 del 2019 è abrogata.