Alberto Fioravanti - Fondatore e Presidente Esecutivo_web (2)

MILANO (AIMnews.it) – “Stando ai dati delle camere di Commercio finora le registrazioni di startup innovative in tutta Italia hanno superato quota 5mila e a febbraio erano a quota 5.150. Un ottimo successo che sta facendo emergere un tessuto di imprese che stanno nascendo un po’ in tutto il Paese”. È ottimista Alberto Fioravanti, Fondatore e Presidente Esecutivo di Digital Magics, venture incubator digitale quotato all’Aim Italia.

In Italia siete un punto di riferimento per il settore digital: come vi sembrano questi dati?
Il Registro ha fatto emergere come le iniziative siano ben distribuite. Certo, la Lombardia primeggia con oltre 1.100 imprese e l’Emilia Romagna ne ha 575, ma sulle altre regioni vediamo una buona uniformità: 384 in Veneto e 356 in Piemonte, circa 300 in Toscana, ma anche la Sicilia ne conta 243. Senza contare che queste iniziative portano alla creazione di posti di lavoro: a giugno 2015, l’ultimo dato reso disponibile dalle Camere di Commercio, indicavano oltre 21mila nuovi posti di lavoro, il 41% in più rispetto al dato di fine 2014.

E voi come vi ponete in tutto questo?
Tra le circa 1000 imprese che sono venute a presentarsi a noi e le 500 che noi stessi abbiamo richiesto di visionare, penso che abbiamo visto gran parte delle iniziative lanciate nel settore legato al nostro business.

Con le ultime iniziative dei giorni scorsi, webeers e foodscovery, vi state lanciando nel settore agroalimentare?
È uno dei comparti su cui stiamo investendo. Il Food, insieme a Fashion e Design, ben rappresenta il nostro Paese e infatti noi puntiamo molto sul Made in Italy, anche a livello di startup digitali.

Quali sono i vostri numeri finora?
Abbiamo avuto oltre 7mila pitch, ovvero colloqui con gli ideatori delle startup, abbiamo avuto 60 startup in incubazione, di cui 51 sono in portafoglio, 6 exit da cui abbiamo ricavato 5 milioni di euro tutti reinvestiti in nuove operazioni e infine, last but not least, creato circa 500 posti di lavoro.

Come sono avvenute le exit?
Per ora tutte con fondi esteri. Il nostro auspicio è che anche investitori e imprese italiani possano iniziare a prendere in considerazione queste operazioni.

Anche imprese?
Direi proprio di sì. Il nostro Paese ha bisogno di una trasformazione del mercato e dei processi interni. E le startup possono diventare il volano di questa operazione ed estendere la realtà di nuova impresa anche in Italia.

È anche per questo che è nato Gioin?
Esatto. Abbiamo voluto creare questa finestra sul mondo digital attraverso un network esclusivo dedicato all’innovazione delle imprese italiane. Riservato agli imprenditori, al management delle aziende italiane e ai professionisti, Gioin consentirà, alle aziende che ne faranno parte, di accedere a percorsi di informazione, formazione e condivisione di esperienze italiane e internazionali focalizzate sul concetto di disruption tecnologica in tutti i settori del Made in Italy. 

Come stanno andando i nuovi incubatori?
Molto bene: a Palermo si erano iscritti in 100 e si sono presentati in 300. Abbiamo avuto un successo straordinario. Il nostro obiettivo, ora, è quello di aprirne di nuovi in modo da coprire un territorio equivalente al 60% delle startup italiane. Proprio oggi del resto abbiamo annunciato l’ingresso nel capitale di una startup catanese, Morpheos, che sviluppa un dispositivo smart home, un robot domestico dotato di intelligenza artificiale e chiamato Momo, in grado di regolare l’intensità delle luci e la temperatura domestiche, di individuare i livelli di gas e di riconoscere le richieste di aiuto.

E come è stato il 2015?
Diffonderemo i dati il prossimo 24 marzo, ma in ogni caso le aspettative sono buone. L’anno scorso la società ha incubato 11 startup investendo 9 milioni, con un fatturato aggregato di tutte le partecipate di circa 32 milioni. L’obiettivo è arrivare al 2017 a 100 milioni di fatturato aggregato, con 100 startup e 50 campus.