Banca Mediolanum è il primo investitore di AIM Italia, con 69 milioni di euro impegnati nel 2019, secondo l’Osservatorio AIM Italia di IR Top Consulting. “Un mercato capace di riflettere il tessuto industriale italiano”, spiega Andrea Buragina, Mediolanum Gestione Fondi Sgr. Dai PIR Alternativi agli scenari post Covid-19, l’AIM Italia si prepara a grandi trasformazioni, puntando a diventare un punto di riferimento sempre più rilevante per le imprese e gli investitori.

Banca Mediolanum è il primo investitore di AIM Italia, quali le caratteristiche vincenti di questo mercato?

Il listino dedicato alle pmi rappresenta una giusta rappresentazione del tessuto industriale italiano, il modo in cui la finanza si adegua al tessuto industriale. L’AIM consente alle piccole e medie imprese di raccogliere capitali a sostegno della crescita in modo più snello rispetto al processo per la quotazione sul mercato principale, con riflessi positivi sull’economia nazionale che, in queste realtà, trova un vero e proprio traino. Uscire dal modello bancocentrico e offrire alle aziende l’occasione di accedere al mercato dei capitali permette all’Italia di fare importanti passi avanti ed essere alla pari con altri Paesi europei. Ulteriore spinta per la crescita sarà data dall’effetto dei PIR Alternativi, che vanno proprio nella stessa direzione: convogliare risparmio privato a sostegno della crescita delle pmi.

Quali sono i settori produttivi a cui Mediolanum guarda con maggiore interesse e come il Covid-19 ha cambiato l’approccio al mercato?

Siamo interessati al tema della crescita, alla società del comparto industriale. Guardiamo con attenzione anche a nicchie di mercato profittevoli. I dividendi non rappresentano uno dei criteri di valutazione che privilegiamo sul mercato AIM. Con il Covid-19, le aziende tech hanno avuto una forte accelerazione, così come il digitale. Sul listino per le pmi ad alto potenziale di crescita esistono realtà, attive in questi ambiti, di grande rilievo e interesse.

La pandemia ha in parte frenato la crescita di un mercato che nel 2019 ha registrato il record di IPO. Cosa aspettarsi con il new normal?

Crediamo che, con l’affermarsi della nuova normalità, l’AIM torni ad attrarre le piccole e medie imprese. L’attività sul primario si è ridotta sensibilmente in seguito alla pandemia, su AIM si sono registrare IPO anche in fase di lockdown. Questo mercato si è dimostrato reattivo e, superata l’emergenza, tornerà ad attrarre le realtà interessate alla crescita.

Quali effetti avranno sul mercato le recenti modifiche al Regolamento AIM?

La nascita del segmento AIM Pro è di grande interesse. L’operazione portata avanti da Fenix Enetrtainment, unica al momento su AIM Pro, si è dimostrata di successo, è stata preceduta da un club deal e si caratterizza come una sorta di pre-IPO. Sono più scettico, invece, sulle operazioni che prescindono dalla fase di raccolta. In realtà, questo segmento è destinato a ospitare più scale-up che startup.

Quali sono le criticità che il mercato presenta?

Dal punto di vista dei volumi è un mercato poco liquido. Con l’abolizione del lotto minimo, però, della quale ci siamo fatti promotori, sono stati fatti passi avanti importanti su questo fronte. Anche i nuovi PIR incideranno sensibilmente sul tema della liquidità, favorendo la nascita di fondi nuovi, di dimensioni più piccole ma capaci di arricchire il mercato. anche sul fronte della comunicazione e della copertura dei titoli si registrano miglioramenti importanti.