Industrie Chimiche Forestali approva la distribuzione del dividendo a seguito dei risultati 2024. Un segnale importante per gli investitori, che conferma la capacità dell’azienda di guardare sempre al futuro e resistere agli scossoni di un contesto geopolitico complesso. La società ha chiuso il 2024 con ricavi pari a Euro 75,2 milioni ed EBITDA Adjusted a euro 8,9 milioni come nel 2023. L’Ebitda margin è stato quindi pari all’11,8% (11,1% nel 2023).
“La flessibilità – commenta Guido Cami, amministratore delegato di Industrie Chimiche Forestali – rappresenta un asset importante per noi. La capacità di essere presenti in settori produttivi diversi, dalle calzature, al packaging, ai settori industriali, all’automotive, ci consente di essere operativi e di crescere nonostante le difficoltà che hanno caratterizzato l’economia negli ultimi cinque anni”.
Quali sono i principali elementi che hanno caratterizzato l’esercizio 2024 in un contesto geopolitico complesso?
Il 2024 è stato un anno difficile, ma tutto sommato positivo per ICF. Abbiamo registrato un fatturato consolidato superiore ai 75 milioni di euro, con un EBITDA di circa 9 milioni e una marginalità dell’11,8%. La nostra posizione finanziaria è solida. Il contesto globale, tra inflazione e tensioni geopolitiche, ha inciso soprattutto sui comparti della calzatura tecnico-sportiva, del lusso e della pelletteria, che hanno subito un calo. In compenso, settori come il flexible packaging, la gloss lamination, l’automotive e l’industriale ci hanno permesso di mantenere equilibrio.
La diversificazione sembra essere stata un fattore chiave per la resilienza del gruppo.
Assolutamente. La nostra presenza su mercati diversi ci ha permesso di compensare il calo in alcuni settori. In un contesto complesso, siamo riusciti a mantenere la redditività e a generare cassa, tanto da distribuire dividendi, attuare un piano di buyback e completare acquisizioni strategiche.
Avete investito anche molto sulla sostenibilità. A che punto è il percorso?
Abbiamo fatto tutto il necessario: adottato la CSRD con il supporto di Ernst & Young, nominato KPMG per la revisione della rendicontazione di sostenibilità e ottenuto numerose certificazioni, come la ISCC Plus. Tuttavia, la normativa europea è in continua evoluzione: la CSRD è stata rinviata al 2027 e noi ci siamo trovati ad anticipare, investendo tempo e risorse. Una situazione paradossale che dimostra come spesso le imprese siano più avanti della regolamentazione.
Il contesto internazionale, soprattutto con le tensioni USA-Cina, sta impattando il vostro business?
Non in modo diretto. Con gli USA fatturiamo poco direttamente, circa un milione di euro. L’impatto reale sarà da valutare nel medio termine, soprattutto se le restrizioni colpiranno i nostri clienti europei che esportano negli Stati Uniti. La confusione sui dazi crea incertezza. Ma siamo abituati a gestire turbolenze: l’importante è restare flessibili.
Dal 2018 ad oggi avete distribuito circa 17 milioni di euro agli azionisti. Un segnale di solidità.
Sì, è un impegno che abbiamo mantenuto costante. Di questi, circa 6 milioni sono stati distribuiti come dividendi e altri circa 11 milioni attraverso operazioni di buyback. Abbiamo anche ridotto il numero di azioni in circolazione, portandole da 7,5 a meno di 5,9 milioni. È una scelta che riflette la nostra fiducia nella solidità e nel valore di ICF.
Guardando al futuro, quali sono i vostri obiettivi per il 2025?
Continueremo a lavorare sulla diversificazione, sia di business che geografica. Stiamo esplorando settori nuovi dove poter valorizzare le nostre competenze negli adesivi. Stiamo riflettendo anche sulla nostra presenza nei mercati emergenti: servono strategie più selettive, perché i costi per operare in certi contesti sono alti e spesso non vengono riconosciuti dal mercato.
Quindi un cambio di paradigma, da volume a valore?
Esattamente. Oggi non conta più solo quanto si produce, ma cosa e come. Con 75 milioni di fatturato potremmo guadagnare più che con 88, con prodotti sempre più tecnici e sofisticati. La sostenibilità resta un punto fermo, anche se non sempre premiata. Ma è una scelta di coerenza ed etica imprenditoriale. Vogliamo continuare a crescere con intelligenza, guardando ai prodotti ad alto valore aggiunto.