Neosperience si prepara a disegnare un nuovo approccio al digitale anche nel mondo Health. Nasce con questo obiettivo Neosperience Health, la corporate startup focalizzata sul settore digital health nella quale sono confluite le esperienze e i progetti in corso relativi al settore della salute, e attraverso la quale ha recentemente acquisito il 51% di Revoo, startup innovativa verticale sulla gestione della relazione professionista-cliente in ambito wellness con clienti in ambito fitness, fisioterapico e riabilitativo. Approccio verticale, incentrato all’efficacia e ai risultati: “il nostro obiettivo – spiega Dario Melpignano, amministratore delegato di Neosperience – è accompagnare i clienti nel percorso di crescita attraverso un uso consapevole e ragionato degli strumenti offerti dal digitale. È un obiettivo che dà risultati soddisfacenti, riflessi dalla semestrale e dall’apprezzamento che le nostre soluzioni registrano quotidianamente”.

Semestrale brillante per Neosperience, quale la filosofia alla base delle attività e quale le motivazioni che pongono un freno al titolo?

Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti nel primo semestre, le nostre aspirazioni stanno prendendo forma e sono certo che si tratti solo di un momento passeggero quello che interessa la sottovalutazione del nostro titolo. Ci sono elementi congiunturali macroeconomici di grande preoccupazione che impattano sull’intero sistema economico, ma siamo certi che la nostra visione sia corretta e robusta. È quella che abbiamo raccontato e condiviso con gli investitori che ci hanno seguiti in questo percorso di crescita, sia organica sia per acquisizioni. Stiamo proponendo ai nostri clienti un approccio diverso e nuovo al digital, che tenga conto dei limiti e dei pregiudizi che fino a oggi hanno caratterizzato questo elemento. Sono profondamente convinto della necessità di fare un salto culturale, legato al fatto che il digital, così come lo conosciamo, è stato costruito da aziende. Cosa vuol dire? Che è frutto di persone essenzialmente caucasiche, nordamericane, residenti per lo più nella Silicon Valley, principalmente uomini e con un background totalmente spostato sulla dimensione ingegneristica. Manca la parte relativa all’umanesimo, lo sguardo e le competenze femminili. Il fatto di avere coniugato l’umanesimo con le scienze esatte e di avere tante donne nella nostra organizzazione ha portato una lettura nuova, oltre al valore aggiunto rappresentato dalla diversa provenienza delle nostre risorse umane, dei nostri talenti, espressione di quel Bacino mediterraneo che è coacervo di cultura e di sensibilità molteplici.

Il nostro essere diversi, il non essere facilmente canalizzabili nei concetti mainstream del digital, è difficile da comprendere. Accompagniamo i clienti in un percorso su misura, fatto di scelte ragionate e più profittevoli. Inoltre, creiamo prodotti digitali basati sull’intelligenza artificiale per aiutare le imprese a fare il loro lavoro sempre meglio, essere centrate sui loro clienti e non su prodotti e servizi. La nostra offerta è ancora qualcosa di totalmente originale.

Non esiste, quindi, il digitale in senso assoluto ma un’offerta digitale su misura per singolo cliente?

Assolutamente, è fondamentale. Il digitale deve aiutare le imprese e la sua evoluzione, basata sul ricorso all’intelligenza artificiale, deve contribuire a superare alcuni luoghi comuni che sono figli di una cultura massificata. Il nostro obiettivo è recuperare l’efficacia in tutti i campi. Noi ci stiamo riuscendo, i nostri clienti sono in larga misura molto soddisfatti. Possiamo incidere poco sugli effetti dello scenario geopolitico sul nostro titolo, ma dobbiamo fare autocritica, pensando di non averlo curato abbastanza, perché molto attenti ai clienti. Una scelta che si tradurrà in future soddisfazioni. Inoltre, sul titolo incide il tema del flottante, oltre il 50%: sentiamo probabilmente il bisogno di avere qualche investitore istituzionale di lunga durata. Il nostro è un progetto che merita attenzione da parte di fondi italiani.

Neosperience sta disegnando una alternativa italiana al digitale come lo conosciamo?

Non siamo portati per attitudine a fare la rivoluzione ma credo fermamente che il digital per la forma che ha assunto sia molto diverso da quello che era in origine. L’ideale visionario è quello della fine degli anni ‘90 e non era un sogno romantico, era l’auspicio di utilizzare la tecnologia per un mondo più aperto, libero, migliore. Credo che questo seme ci sia ancora e che sia un dovere per chi fa impresa in questo settore non adagiarsi su una lettura parziale. Costruire un pensiero originale è essenziale, altrimenti si fa semplicemente il gioco dei giganti del digital. Questo non vuol dire non dialogare con queste realtà, ma aiutare i nostri clienti a utilizzare al meglio i loro servizi. Non vogliamo essere l’alternativa italiana al digitale, ma vogliamo contribuire ad arricchire e rendere più equilibrato questo mondo.

Su quali pilastri poggia la crescita della società?

Stiamo continuando a potenziare la nostra gamma di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale: Neosperience Cloud è l’infrastruttura su cui poggiano, una piattaforma completa, aperta, componibile, scalabile. Il nostro processo di ricerca e innovazione ci aiuta a supportare i clienti, ad acquisire nuove capacità in merito alla customer experience empatica, la cross-innovation e la business transformation. Elementi fondamentali sono l’intelligenza artificiale e il machine learning. Operiamo trasversalmente, con attenzione a linee di sviluppo verticali. Il nostro supporto consente di far crescere i ricavi tra il 5 e il 10%, i margini intorno al 5-10% e ridurre i costi tra il 5 e il 10% con l’innovazione dei processi operazionali.

Quali saranno i driver della crescita internazionale di Neosperience?

La nostra proposta può essere accolta trasversalmente in Europa e ci stiamo muovendo in questa direzione. Ci sono spazi anche negli Stati Uniti. La pandemia, con le limitazioni agli spostamenti, ha rallentato il nostro percorso di crescita internazionale ma in Cina stiamo registrando performance molto positive. Qui stiamo aiutando le imprese europee a fare business, crediamo sia una strada utile per sostenere la crescita all’estero. I nostri servizi sono in linea con le esigenze di tutti i Paesi ragionevolmente evoluti, il vero tema è legato alla distribuzione e al canale che sceglieremo per essere rappresentati.

Oggi, con l’avvento di internet, il mondo è diventato più piccolo, è più semplice sapere in tempi brevi come sta evolvendo il mercato, anche quello statunitense. Spetta a noi europei guidare una trasformazione culturale in tema di digitale, perché abbiamo una maggiore profondità di campo e di visione.