MILANO (AIMnews.it) – Il 2015 è stato un anno importante per Clabo, coinciso con una tappa fondamentale quale la quotazione in Borsa, all’AIM Italia. Avvenuta poco più di 12 mesi fa, tanto che proprio in questi giorni sono in corso le richieste per ottenere la bonus share – 1 nuova azione ogni 10 – per gli azionisti che le abbiano mantenute ininterrottamente dalla quotazione. “Con la quotazione abbiamo raggiunto un nostro target e l’aumento di capitale realizzato per sbarcare su AIM Italia ci ha permesso di stabilizzare la struttura patrimoniale della società” spiega ad Aimnews Pierluigi Bocchini, Presidente e AD di Clabo, leader mondiale nel settore delle vetrine espositive professionali per gelaterie, pasticcerie, bar, caffetterie ed hotel.
Il 2015 ha segnato una lieve contrazione dei ricavi, cosa è successo?
La crisi scoppiata in Brasile ha inciso sui ricavi della nostra consociata l’anno scorso. E questo ha pesato ovviamente sul fatturato consolidato, che ha comunque sfiorato i 35 milioni di euro. Al tempo stesso, però, un minore onere del debito e un’imposizione più bassa ci hanno consentito di aumentare l’utile netto da 1,8 a 2,8 milioni di euro.
L’Italia è tornata a valere metà dei ricavi consolidati, mentre l’altra metà se la spartiscono a pari merito Unione Europea e resto del mondo…
Sì, vero: per la prima volta dal 2009 l’Italia è tornata a crescere e ha così riportato la sua quota sul consolidato al 50%. È rimasta invece debole la performance dell’Europa, soprattutto quella Mediterranea, mentre hanno dato buoni risultati il Centro America, l’Australia e il Medio Oriente.
E a livello di marginalità?
Le tre aree mantengono più o meno margini abbastanza simili, con l’eccezione dell’Italia, che tradizionalmente sconta una concorrenza e una struttura competitiva più forte.
Cosa ci dice di Usa e Cina?
Negli Usa siamo in fase di consolidamento, mentre la Cina è in start up: visto che è stato modificato l’oggetto sociale della nostra consociata cinese, abbiamo preferito avviare una nuova società, commerciale e produttiva. Che potrebbe partire ufficialmente entro l’estate.
Sarebbe il primo sito produttivo all’estero?
Esatto. Finora tutta la produzione viene effettuata nel nostro Paese.
A marzo avete rilevato il ramo d’azienda Orfeo. Con quali prospettive?
È stata un’operazione importante perché ci ha permesso di rafforzare la nostra gamma con prodotti customizzati, sia per l’utente che ha un allestimento preparato completamente da prefessionisti sia per chi cerca invece singole vetrine e soluzioni compact.
Orfeo ha per ora una marginalità inferiore alla vostra…
È vero, e cercheremo di portarla allo stesso livello di quella di gruppo. Però nei primi due mesi dell’anno aveva già ordini per 2 milioni di euro, il 18% in più rispetto all’anno scorso.
Che prospettive avete allora per quest’anno?
Come avevamo indicato nel nostro business plan, in occasione dell’IPO, puntiamo a ricavi consolidati tra 37 e 41 milioni di euro, con l’intento di arrivare nella parte alta della forchetta.